La terapia genica il futuro per sconfiggere il cancro

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Müller Fabbri scienziato ricercatore di fama mondiale piovere delle ricerca sulla terapia genica insieme alla presidente Margherita Chiara Immordino Tedesco per avviare una collaborazione partita dal convegno “arte e Immortalita’”finanziato sponsorizzato e promosso dalla società Picasso Defi ci racconta la sua storia e come si intreccia con quella del suo mentore il prof .Dino Amadori

Il Professore Dino Amadori è stato un medico-scienziato di fama mondiale che ha dedicato la sua vita a sperimentare e ricercare in campo genetico. Nel corso della sua lunga carriera si sono accumulati successi scientifici, ma ancora più importante è stata l’eredità che ci ha lasciato prima di andarsene: le sue ultime parole nell’intervista per elitemundilive anticipavano già quello che oggi conosciamo come “sentiero delle nanotecnologie” nel trattamento del cancro. Di fronte al rischio mortale rappresentato dal tumore, il Professor Dino Amadori ha voluto nominare un suo erede nel campo della medicina genetica affinché possiamo godere i benefici dalle sue scoperte innovative. Il Prof. Muller Fabbri è un pioniere nella ricerca sulla terapia genica, ed ha svolto 20 anni di lavoro entusiasmante come ricercatore, dirigendo un suo laboratorio di ricerca dapprima presso il Children’s Hospital di Los Angeles della University of Southern California a Los Angeles, CA, USA, poi presso il Cancer Center della University of Hawai’i ad Honolulu, HI, USA e attualmente come Associate Director del Center for Cancer and Immunology Research del Children’s National Hospital a Washington, DC. Durante la sua carriera, ha contribuito all’avanzamento delle nostre conoscenze scientifiche nel campo dei tumori dell’adulto e pediatrici. Il professore Fabbri è stato anche autore di numerosi articoli scientifici, libri e contributi fondamentalmente riconosciuti in tutto il mondo per spiegare le innovazioni tecnologiche che stanno aprendo strade nuove contro i tumori (infantili e non) incurabili finora. Dopo la laurea in Medicina presso l’Università di Pisa, il Diploma presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento “S. Anna” di Pisa e la specializzazione in Oncologia medica ottenuta all’Università di Ferrara, Fabbri dal 2001 ha svolto attività clinica presso il Dipartimento di Oncologia medica dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì fino al 2003, quando si è trasferito alla Thomas Jefferson University di Filadelfia dove ha iniziato a collaborare con il laboratorio del prof. Carlo Maria Croce, occupandosi del ruolo dei microRNA nel cancro. I suo studi, a oggi oltre cento pubblicazioni sulle maggiori riviste scientifiche internazionali, gli hanno permesso di ottenere, nel 2009, il prestigioso premio Kimmer Scholar Award.

Da generazioni, le fatiche della ricerca scientifica si sono scontrate con l’incubo del ‘cancro’, un nemico invisibile che continua a colpire indistintamente persone di tutte le età. Oggi incontriamo il Prof. Muller Fabbri per diffondere i suoi nuovi studi e futuri progressi fondamentali nell’ambito medico-scientifico: al fine di contrastare la malattia definita “il male del secolo” e realizzare il sogno del Professore Dino Amadori – ovverosia quello di sconfiggere il cancro. La situazione complicata dalla base genetico-ambientale del cancro ed ancora maggiormente complicata dal contributo dato dal cossiddetto “microambiente tumorale”, vale a dire l’insieme delle cellule non tumorali presenti nel cancro insieme ovviamente a quelle cancerose, il cui ruolo solo ora inizia ad essere capito. Fortunatamente, grazie anche alle evoluzionistiche metodiche e alle innovative ricerche attuate da Muller e altri studiosi, passo dopo passo si prosegue nella ricerca incessante per raggirare in modo significativo questa gentile pestilenza mortale. Da Odisseo, il famoso eroe della mitologia greca che ha resistito al canto delle Sirene grazie ai fili di canapa legati all’albero maestro della sua nave, fino al professor Muller Fabbri, cervello d’esportazione – un ricercatore moderno nell’ambito medico e biologico. La storia è vecchia come i tempi: conoscere meccanismi utili per resistere al richiamo seducente del male. E proprio questa missione è stata accolta dal Prof. Fabbri, il quale ha scientificamente dimostrato che le cellule tumorali comunicano con le cellule immunitarie trasmettendo loro un messaggio simile ad un canto melodioso – se così possiamo definirlo – ugualmente irresistibile come quello delle sirene antiche, negli odierni tumori maligni. Un compito difficile e altamente istruttivo da parte di chi si pone in prima linea nel fronteggiatare la battaglia contro quest’insidiosissima piaga sanitaria.

La conclusione a cui è arrivato? Le cellule tumorali comunicano attraverso il rilascio di piccole vescicole che contengono un messaggio, sotto forma di corti RNA (chiamati microRNA) diretti alle cellule immunitarie circostanti. “Sedotte” da tale messaggio, le cellule immunitarie, che esprimono una proteina a cui detti microRNA si legano, si paralizzano e non solo cessano di combattere contro la cellula tumorale, ma iniziano a rilasciare segnali che ne favoriscono e ne promuovono la crescita e la disseminazione. Oggigiorno quindi Professor Muller rappresenta non solo un eroe contemporaneo ma un vero “Ulisse moderno”. Un verdetto chiaro da parte di tutti coloro che hanno tenuto d’occhio il suoi progressi: “Muller ci ha dato informazioni preziose per capire come resistere al fatale richiamo delle Sirene”. Questo, liberamente rielaborato, il senso di un editoriale comparso sulla prestigiosa rivista “Science” nel 2014, da parte di un gruppo di scienziati indipendenti che ha definito la scoperta di Fabbri come una delle piu’ importanti dell’anno.
Nello studio di Fabbri, Ulisse e le Sirene vengono analizzate come metafore che rappresentano i meccanismi regolatori epigenetici. L’episodio mitico descrive la forza sovrumana delle Sirene, che cercano di sedurre con il loro canto quelli che passano vicino all’isola. Ulisse si protegge dal loro fascino legandosi al mastello della nave e facendo uso dell’aiuto degli altri membri dell’equipaggio per resistere al richiamo delle creature mitiche. Questa narrazione può simboleggiare come i microRNA possano regolare il comportamento della cellula immunitaria fungendo da segnali esterni rilasciate dalla cellula tumorale; inoltre, è anche possibile interpretare la resistenza di Ulisse ed il sostegno da parte degli uomini a bordo come una potente rete protettiva contro il cancro che i ricercatori come il Prof. Muller stanno cercando di creare, usando nanofarmaci simili a quelli della cavalla di Troia e Caronte. Questi farmaci avranno proprietà speciali che li faranno viaggiare solo verso le cellule malate, evitando effetti collaterali negativi in tutto l’organismo. Con queste tecnologie, i farmaci potranno superare le barriere biologiche del corpo ed arrivare specificamente dove sono necessari, senza agire sulle cellule same e senza essere eliminati prima di aver espletato il loro ruolo terapeutico.
 
Il Prof. Muller Fabbri ricorda che le cellule tumorali sono divenute immortali e continuano a replicarsi anche oltre il normale ciclo di vita del nostro corpo. Il suo laboratorio ha dimostrato come i microRNA siano coinvolti anche in questo singolare fenomeno delle cellule tumorali, in quanto promuovono l’attivita’ dell’enzima telomerasi, responsabile della prolungata riproduzione cellulare e dunque dell’eterna giovinezza/immortalità.
L’esempio piu’ eclatante e’ quello di Henrietta Lacks, che morì nel 1951 a causa di cancro alla cervice uterina. I National Institutes of Health (NIH) hanno recentemente chiesto il consenso dei discendenti per pubblicare il genoma delle sue cellule tumorali. Le cosiddette HeLa (dalle iniziali del nome e cognome di Henrietta) sono cellule tumorali derivate dal cancro della Lacks e state utilizzate in vari laboratori in tutto il mondo per vari decenni, contribuendo ad alcune delle piu’ importanti scoperte in ambito oncologico. Cio’ e’ stato possibile solo grazie alla loro capacità di riprodursi eternamente e alla scoperta di mezzi e condizioni di coltura ottimali per continuarne la crescita ben oltre 70 anni dalla morte di Henrietta. Questa vicenda dimostra come il rispetto reciproco e la fiducia siano necessari affinché le persone collaborino al bene comune fornendo informazioni personalizate attraverso la ricerca scientifica.
Il progresso della ricerca scientifica passa attraverso la comprensione delle basi molecolari delle malattie. La ricerca condotta dal Prof. Fabbri identifica un meccanismo molecolare completamente nuovo attraverso cui la cellula tumorale “dialoga” con le circostanti cellule del sistema immunitario, asservendole a proprio vantaggio. Tale sconvolgente scoperta getta le fondamenta per innovazioni terapeutiche. Per esempio, la creazione di nanoparticelle capaci di “interferire” con questo dialogo e restituire la capacita’ della cellula immunitaria di riconoscere e combattere la cellula tumorale e’ attualmente uni degli obbiettivi del laboratorio del Prof. Fabbri. Poiche’ una delle conseguenze di questa interazione cancro-immunita’ e’ l’aumento dell’attivita’ dell’enzima telomerasi (l’orologio biologico che impedisce alle cellule tumorali di invecchiare e, come quelle di Henrietta, le mantiene perennemente vive), si puo’ pensare all’utilizzo di nanoparticelle come nuovo vascello per bloccare selettivamente l’orologio biologico nelle cellule tumorali e forse, in un futuro non troppo lontano, utlizzarle come barriera contro l’invecchiamento patologico.

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