Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.
Rita Levi Montalcini
A livello individuale, è vero, l’invecchiamento è un processo irreversibile, nonostante le nostre abitudini di vita, la dieta, l’esercizio fisico possano rallentarne il ritmo. Ma a livello di specie non lo è affatto. Tant’è che pure se invecchiamo come individui, quando ci riproduciamo succede qualcosa d’incredibile: nel corso della gravidanza alcune cellule anziane, l’ovulo e lo spermatozoo, generano delle cellule embrionali, la cui età viene resettata a zero. Assistiamo insomma a un fenomeno di riprogrammazione. Nel corso di questo processo però non cambia solo l’età delle cellule, ma anche la loro identità: da cellule specializzate hanno origine cellule embrionali. E questo è un buon punto di partenza.
Nel 2012 l’Accademia ha insignito con il Nobel il Professor Shinya Yamanaka, lo scienziato giapponese che ha dimostrato che questo processo di riprogrammazione può essere ricreato in laboratorio. Solo che lui si è concentrato su un aspetto, e cioè la possibilità di riprogrammare l’identità delle cellule, generando delle cellule con altre funzioni, come avviene nell’embrione. Yamanaka le ha chiamate cellule staminali pluripotenti indotte, e sono alla base della medicina rigenerativa, perché possono essere impiegate per la rigenerazione di tessuti e organi danneggiati. Finora però era stato sottovalutato il fatto che queste nuove cellule sono anche giovani: l’embrione non ha la stessa età biologica delle cellule dei genitori.
Se l’obiettivo è rendere lungo, vitale, funzionale una struttura vivente, dobbiamo passare per il codice che lo mantiene tale, un codice chiamato gene. Il gene è un libro antico che si mantiene giovane. Se si smarriscono delle pagine o se le stesse diventano illeggibili, si corre il rischio di trascrivere o di leggere sempre le stesse cose. In questo caso non è che il libro viene completamente smarrito, semplicemente perde la sua funzione di libro. Questo significa che il testo non ha più funzione alcuna. In biologia ciò che non ha funzione scompare perché si atrofizza e non serve più a nulla..
Ciò che permette all’espressione genica di potersi mantenere nel tempo sono i telomeri. Si tratta di una sorta di protezione che si trova nella regione terminale di un cromosoma composto da DNA altamente ripetuto e che ripara il cromosoma stesso dal deterioramento e dalla fusione con i cromosomi confinanti. Questo sistema è costantemente colpito e preso di mira da tanti attacchi che alla fine lo logorano e sono la concausa principale dell’invecchiamento.
L’obiettivo di allungare l’esistenza comprende anche la qualità della vita. Noi siamo abituati a pensare che il tempo tolga sempre qualcosa, una perenne sottrazione che porta al deperimento dei corpi. Ma non è necessariamente così.
Per capirlo occorre tenere presente che esiste un’informazione epigenetica, un codice che istruisce le cellule su quali geni attivare, determinandone il funzionamento. L’invecchiamento è spiegabile con l’epigenetica, perché col tempo si accumulano degli errori in questo codice, che fanno sì che la cellula diventi sempre meno performante e funzioni male, infiammandosi. Occorre agire solo sulla riprogrammazione dell’età delle cellule, senza modificarne l’identità. In altri termini si deve riportare una cellula indietro nel tempo, per farne una versione più giovane e funzionale, correggendo questi errori d’informazione che si accumulano nel DNA.
Quello che si fa è esprimere all’interno delle cellule un cocktail di fattori detti di ”riprogrammazione”. Questi fattori vanno nel nucleo e riorganizzano la cromatina, dandole un ordine, un’organizzazione e delle caratteristiche che sono tipiche di una cromatina più giovane.
In altre parole, l’invecchiamento è quello che succede nelle cellule quando queste accumulano degli errori nel codice epigenetico della cromatina che lentamente portano a un progressiva perdita di funzionalità. I fattori di riprogrammazione in qualche modo cancellano questi errori e riportano le cellule a uno stadio in cui la loro cromatina è più giovane e più funzionale.
Il processo d’invecchiamento è in qualche modo fisiologico. Esiste cioè una sorta di deriva d’invecchiamento che continua. Questo però non significa che non si possa fermare o invertire. Uno degli esempi più efficaci ci invita a pensare di trovarci in una barca sul fiume. La corrente è l’invecchiamento e continua lenta in una sola direzione. In proporzione alla forza con cui remiamo, possiamo continuare a muoverci nella direzione della corrente ma meno velocemente (invecchiamento lento), stare fermi in mezzo al fiume (interruzione dell’invecchiamento) o andare controcorrente (reversione dell’invecchiamento).
Tutto sta nel capire quale e quanta forza applicare. Pertanto, in linea teorica e su piccola scala anche pratica, l’inversione dell’invecchiamento non è impossibile. Restando in metafora, nei prossimi anni si potrà risalire il fiume, permettendo a determinate cellule di ringiovanire.
Poiché l’epigenetica è un codice che riesce a fare esprimere la decodifica di quello che il nostro DNA è predisposto a fare, non è detto che se hai una deformazione o alterazione cromosomica questa si debba per forza manifestare. La manifestazione è legata dal modo con cui “indossi” i tuoi geni. Dove li porti, se li fai vivere sempre nella stessa espressione, dentro la medesima energia, se mangi sempre le stesse cose che mamma ti faceva, se fumi come papà fumava, se condividi sempre lo stesso quartiere, la stessa zona e se sei sempre influenzato dalla medesima frequenza.
I geni riconoscono la frequenza che hanno ereditato dai genitori, ma è poi l’educazione, il modo in cui si abitua il gene, come ad esempio a sentire sempre la stessa musica, la stessa temperatura, lo stesso cibo, la stessa frequenza, è tutto questo che finisce per creare problemi. Questo perché il gene si abitua a ballare sempre allo stesso modo e così arrivano le malattie. Se il patrimonio genetico viene fatto vivere a modo tuo, secondo la tua volontà di mantenerti giovane e in salute, s’innescheranno forme diverse, differenti possibilità di essere. E’ come avere centinaia di canali televisivi e accontentarsi solo di due o tre di essi.
Quand’è che non ci si ammala? Quando si cambiano i contesti e ci si muove in ambiti diversi, prendendo energia dal nuovo, da differenti ambienti. Occorre costantemente imporre al proprio sistema immunitario di essere attivo, presente e funzionale, senza bisogno di vaccini che lo stimolino a reagire. L’epigenetica è l’ambiente, la persona, quello che senti, come lo esprimi. Non essere identificati in qualcosa o in qualcuno aiuta molto a conservare una buona salute.
Laddove tu puoi essere identificato, ti ritroverai con tutti i problemi che derivano dal ruolo con cui ti hanno etichettato. E’ meglio non assomigliare a nessuno e non essere codificati in un’identificazione che porta con sé tutti i problemi che le sono propri. Non devi assomigliare a nessuno.
Quando ti dicono che assomigli ai genitori, è il peggior complimento che ti possano fare, perché vuol dire che non sei te stesso. Se assomiglio un po’ a papà, potrei perdere i capelli a cinquant’anni, perché lui a quell’età li ha persi.
L’epigenetica può trovare uso pratico nell’odontoiatria, il campo in cui il Dottor Desideri è operativo. Si può allora procedere a una rigenerazione ossea attraverso fattori di crescita presi da cellule staminali senza la presenza delle cellule staminali.
Questo concetto viene spiegato dal Dottor Desideri in maniera molto chiara, usando la metafora della comunicazione tra due cellulari che si scambiano messaggi. Non c’è bisogno di starti vicino per scriverti che c’incontriamo stasera alle 21 tramite un SMS. Quello che serve è la comunicazione del messaggio. Lo stesso accade con l’epigenetica: mi prendo il messaggio e lo metto in comunicazione tra le cellule. Più precisamente non occorre più fare un trasporto di una cellula, basta prendere il suo messaggio che è codificato sotto forma di proteine e di aminoacidi.
Uno degli studiosi di riferimento in questo campo è il Professor Pier Mario Biava. Questo illustre studioso ha decodificato tutti i messaggi sotto forma di proteine, pervenendo a una sequenza di dati che permette di recuperare una cellula tumorale. In questo caso si ha a che fare con una parte di noi che ha preso una strada per così dire sbagliata, perché si è persa seguendo le indicazioni errate di un navigatore non più funzionante. Occorre riattivare quelle comunicazioni, inviare i dati sotto forma di capsule o laser, e permettere alla cellula di leggere le nuove istruzioni, come un navigatore ritrova la retta via.
Il Professor Biava ha fatto un censimento condotto su un tipo di cellula molto più semplice delle nostre: sono state usate cellule di un tipo di pesce, lo Zebrafish. Sul sito del Professor Biava si legge: “Lo Zebrafish, o Danio rerio , è un pesce di acqua dolce che negli ultimi anni è diventato il modello animale più utilizzato al mondo negli studi di laboratorio, grazie alla sua particolare caratteristica. In momenti specifici della crescita degli embrioni di Zebrafish, utilizzando sofisticate tecniche, è possibile ottenere l’intero codice epigenetico in grado per l’appunto di riprogrammare le cellule umane e di differenziarle”. Il lavoro del Professor Biava ha permesso di decodificare tutte le informazioni genetiche dello Zebrafish. E’ un risultato impressionante.
Rigenerazione, continua il Professor Desideri, significa attivare qualcosa che è fermo. Rigenerazione ed epigenetica sono tutto quello che serve. Con la prima ho il codice e la mappa del progetto. La seconda funziona secondo istruzioni ben precise, ossia agisce per come viene programmata.
Se ti arriva un mobile Ikea senza le istruzioni, lo monti per intuito, per logica, ma rischi di commettere degli errori. In altre parole, senza le istruzioni si fa quello che si può, per intuito, e il risultato è un mobile poco solido che alla fine si deteriorerà più rapidamente. Lo stesso accade anche con le cellule.
La tua espressione genica, però, influenza solo per il 25%, il restante 75% lo fa l’ambiente, che si chiama semplicemente epigenetica: le persone che frequenti, i discorsi che fai, come pensi e con chi lo condividi. L’espressione migliore o peggiore è determinata da questi fattori. Rigenerare significa creare qualcosa di nuovo perché mi trovo davanti a un limite, un qualcosa che non sta funzionando. Ma se si pensa nella stessa maniera, senza mai scostarsi dalle proprie consuetudini e si vive sempre allo stesso modo, si resta circondati dalla stessa frequenza e si rigenera sempre lo stesso tipo di problema. L’epigenetica è la scienza che ti permette di allargare i tuoi confini, che ti fa pensare in maniera differente, cercando un percorso che sia autentico, non identificabile con quello degli altri.
Il corpo si modifica solo per la forza delle tue idee. Le cellule devono avere un paradigma che corrisponda a quello che tu sei, a ciò che tu pensi. Ma se tu non pensi, se abdichi a questa tua opportunità di diventare quello che vuoi, allora le tue cellule continueranno a comportarsi come hanno sempre fatto e tu ti ritroverai ad avere gli stessi problemi senza poterli risolvere.
Devi pensare in modo differente, non devi essere identificato. Occorre prendere l’energia, la propria e quella dell’ambiente in cui vivi e utilizzarla per portare avanti questa fabbrica di costruzioni. Ma il tuo corpo lo stai facendo tu, non il chirurgo. Occorre veicolare i messaggi corretti alle cellule e loro sapranno cosa fare.
E’ più facile per una cellula ricordarsi di ciò che già conosce e di metterlo in pratica, piuttosto che allontanarsi dai percorsi consueti per creare una nuova realtà, un nuovo equilibrio.
Rigenerazione, epigenetica, telomeri, sono realtà collegate, seppur all’apparenza differenti. Sono però tutti fili della stessa marionetta. La frequenza è questa: cellule staminali, epigenetica, telomeri, ecco gli ingredienti con cui lavorare su se stessi.
L’epigenetica è una fiamma d’oro, un braciere acceso dal fuoco che Prometeo donò agli uomini, una scienza capace di far arretrare il deperimento fisico che ci attende al termine delle nostre vite. Molti sono i venditori di pozioni inutili, pochissimi gli uomini capaci d’indicarci la via per allontanarci dai mali che ancora ci affliggono. Il Professor Luciano Desideri è un Prometeo moderno, uno studioso in cammino verso l’eternità.