La presidente dell’associazione élite Mundilive Margherita chiara immordino tedesco ha incontrato nella sede della Sinagoga ebraica di Milano Rav David Schiunnah. Assistente Rabbino Capo di Milano, Rav Alfonso Pedazur Arbib, collaboratore del Rabbino Giuseppe Laras come membro permanente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia.
Rav David Schiunnah studia presso le scuole ebraiche della Comunità Ebraica di Roma (elementari Vittorio Polacco, medie Angelo Sacerdoti, e per due anni presso il liceo Enzo Sereni) frequenta alcuni corsi, da allievo esterno, al Collegio Rabbinico Italiano, ma studia presso i Rabbini Aldo Sonnino, che lo introduce al misticismo ebraico, e Yehudà Nello Pavoncello che gli trasmette la passione per la storia e la tradizione ebraica italiana. Ha fin da bambino un rapporto intimo con il Rabbino Capo di Roma Rav Elio Toaff.
Nel 1989 lascia Roma e si trasferisce in Israele dove finisce il liceo presso a il College Yemin Orde sul Carmelo, è li che incontra Michael Tagliacozzo, già allievo del Rabbino Aldo Sonnino e compagno ed intimo amico del RabbinoYehudà nello Pavoncello, che lo introduce alla Kabbalà ed al misticismo. In quegli anni finisce gli studi liceali e si arruola per tre anni nell’esercito israeliano.
Dopo essersi congedato, pur continuando i suoi studi con M. Tagliacozzo, entra in contatto con alcuni cenacoli Kabalistici a Gerusalemme, tra questi stringe rapporti di amicizia con i Rabbini Daniel Stawski ha-Cohen, che diviene suo Maestro. Frequenta settimanalmente le lezioni del Rabbino Mordechai Sheimbergher, che è il genero del Rabbino Ashlag. Stringe un legame di amicizia con il Rabbino Elon Tedar, discendente e capo dell’Accademia Rabbinica “Shemen Sasson”.
Nel 1995-1996 entra nella scuola Rabbinica Bet Midrash ha-Sefaradì di Gerusalemme dove consegue il diploma di Shochet e di Menakèr.
Dal 2008 al 2010 è stato segretario dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, e dal giugno del 2012 è Rabbino di riferimento della Comunità Ebraica di Parma.
Il nostro incontro culturale è stato incentrato su argomenti di grande attualità e interesse nella società attuale come la Kabbalah e la tradizione mistica ebraica, è molto pericoloso trattare queste tematiche tanto antiche quanto profonde con superficialità facendole diventare moda :”“Kabbalah è una tradizione mistica nascosta:”tra le cose nascoste e quelle rivelate esiste un legame che l’uomo deve manifestare attraverso il “”laaasol=fare e questo mondo è chiamato “olam ha Assyaj’:il mondo che nasconde la gloria di colui che è neelam :nascosto.
Certo la terra è “piena della Sua gloria” e non vi è luogo nel quale Egli non sia presente. Ma nell’olam hazeh, in questo mondo, la Sua gloria è nascosta. È questo un mondo che nasconde la gloria di Colui che è neelam (nascosto). Il cabbalista è colui che rivela la presenza di Dio nel mondo, che prepara la dimora della Shekhinah, e cerca di attirare la Shekhinah in basso.
Questo mondo è incompleto, e la sua incompletezza rende in qualche modo incompleti anche i mondi superiori. La rivelazione totale avrà luogo nei tempi messianici: Reshit, l’inizio del mondo riapparirà nella sua purezza in Shekherit, nel resto del mondo che vivrà l’era messianica, Reshit e Sherit si ricongiungeranno e si avrà la riunificazione del passato e del futuro.
Recentemente, su diverse riviste di grande diffusione, sono apparsi articoli riguardanti il diffondersi dell’interesse verso La Cabalà e il suo diventare famosa e popolare.
Cercando di rendere accessibile la Cabalà anche a coloro che sono completamente a digiuno di Ebraismo e di esoterismo,trasformandola in un semplice psicologismo.
delle stelle dello spettacolo americano. Di qui l’interesse dei media, che non hanno esitato a “profetizzare” che presto La Cabalà prenderà il suo posto al fianco dei vari centri spirituali, delle varie scuole che prosperano qui e là. Quindi, oltre che allo Zen, allo yoga, al rebirthing, alle varie forme di meditazione e alle varie religioni riscoperte dal “New Age”, ci sarà, perché no, anche la Cabalà col suo Albero della Vita e le Sefirot. Nel leggere quegli articoli, non è difficile percepire un tono di critica e di scetticismo, come se il loro messaggio fosse: “un’altra di quelle mode spiritualiste, come se non ce ne fossero già abbastanza”.
Ma allora, La Caacalà è soltanto una moda?
la Cabalà era e rimane una via lunga e difficile, caratteristiche non certo favorevoli ad una sua popolarizzazione. Inoltre, la sua pratica e studio richiedono una coerenza etica profonda e sincera. Senza adeguare il proprio comportamento ai precetti etici universali, non si avrebbe nessun beneficio sensibile dall’occuparsi di Cabalà. Un’altra importante differenza risiede nel fatto che, per praticarla, occorre che la persona possieda una vera e propria “vocazione”, simile a quella degli artisti.
Il periodo presente di risveglio spirituale è stato profetizzato da Amod(8,11) quando dice: ”Ecco, vengono giorni, dice il Signore Dio, e manderò una fame sulla terra, ma non sarà una fame di cibo, né una sete d’acqua, bensì il desiderio di ascoltare le parole di Dio”. Ecco il senso del mangiare (connesso all’Aquario secondo il Libro della Formazione), e il “bere dalle acque della consapevolezza superiore”, la vera opera dell’Aquario. Questo tipo d’esigenza è quanto mai vera e profonda, e sopravvivrà alle mistificazioni e agli inganni di tante scuole di falsa profezia..
La Cabalà è una disciplina impegnativa e lunga, non sarà mai una moda, ma assumerà gradualmente un’importanza e un’autorità sempre maggiore, col progredire dell’umanità nel nuovo eone. Nelle parole d’Isaia (11,9):
“Allora si riempirà la terra della conoscenza di Dio, così come le acque ricoprono il mare”.
Conoscenza è Da’at, la sefirà centrale superiore dell’Albero della Vita. Lo scopo della Cabalà è quello di rettificare Da’at, di ridarci la conoscenza che Adamo aveva nel giardino dell’Eden, e di portarci ad una conoscenza perfino superiore a quella.
Quali sono i veri poteri della kabbalah e può veramente influenzare il mondo?
Nel suo aspetto profondo, essa già costituisce la parte creativa ed evolutiva dell’Ebraismo, quella che può aiutare questa religione, altrimenti molto rigida, ad entrare nel nuovo millennio. Inoltre, la Cabalà contiene una serie d’insegnamenti e di conoscenze indispensabili per il processo di ricongiungimento che tende a stabilirsi tra le varie forme di spiritualità. Secondo la Bibbia, fino all’episodio della Torre di Babele, tutta l’umanità era come un’unica famiglia, e parlava un l’unica lingua” La Cabalà è la maestra dei segreti dei linguaggi, e in base alle loro etimologie, al valore mantrico e numerico delle lettere, in base alla loro stessa forma e nome, può liberare le parole dai loro falsi significati, dalle associazioni spesso negative che esse ci risvegliano quando le sentiamo. La Cabalà può ridare al linguaggio il suo originario potere creativo ed auto-espressivo. Questo è il significato profondo del verso del profeta Sefania (3,9):
“allora riverserò sui popoli una lingua chiara, affinché tutti chiamino il Nome di Dio…”
In ebraico “chiara” (berurà) significa anche “setacciata”, “selezionata”, dal famoso “birur“, già noto a quanti studiano la Cabalà. Sarà il meglio di tutti i linguaggi, la potenza creatrice della parola.
E, dato che “Cabalà” significa “corrispondenza”, essa aiuterà a scoprire gli elementi simili e corrispondenti nelle varie tradizioni. La Cabalà rafforza il senso d’unità che sottende il tutto. Contemporaneamente a ciò, essa rispetta l’unicità d’ogni creatura e d’ogni tradizione.
Zohar:[1]
Quando il volto del Re risplende [ovvero, è rivelato], nessuna forza negativa può esistere, ogni magia nera e divinazione fallisce.
Infatti quando Hashem si rivela, il male viene smascherato come il nulla che è effettivamente. Questo sulla base del principio che il buio può esistere solo quando la luce è nascosta, come affermiamo nelle nostre preghiere quotidiane: “Perciò speriamo solo in Te, Hashem nostro Dio — per vedere presto la Tua potenza [manifesta] in [tutto il suo] splendore.[Questo segnalerà] la rimozione dell’idolatria dalla terra e la distruzione completa di tutti i falsi dei [vale a dire, smascherando l’illusione che esistano altri poteri indipendenti da Te]. Il mondo sarà allora rettificato [e raggiungerà la sua perfezione] sotto la sovranità di Shadai [il modo della Divina Provvidenza che Tu utilizzi per sostenere tutta la creazione].”[2].
Operare per influenzare il mondo non e kabvalah ma è magia::Zohar:[1]
nello Zohar testo sacro ebraico vediamo che i maghi neri non solo traggono il loro potere da questa cosa chiamata nachash; ma nel praticare la magia nera gli danno anche energia, rafforzando così il suo potere. Questo ci dà una visione profonda del carattere del nachash nel Giardino dell’Eden: si tratta essenzialmente di un parassita, è avido, per ottenere il potere promette il potere. Non avendo nulla di suo, succhia il suo potere da chi cade – per via della sua astuzia – nelle sue grinfie, e con quel potere da l’impressione di possedere qualcosa di proprio.
Nello Zohar è scritto:[6]
La via del menachesh (l’indovino) è di dare potere alla sitra achra (l’altro lato dell’impurità) reprimendo e indebolendo il lato della santità.
Infatti quando Hashem si rivela, il male viene smascherato come il nulla che è effettivamente. Questo sulla base del principio che il buio può esistere solo quando la luce è nascosta, come affermiamo nelle nostre preghiere quotidiane: “Perciò speriamo solo in Te, Hashem nostro Dio — per vedere presto la Tua potenza [manifesta] in [tutto il suo] splendore.[Questo segnalerà] la rimozione dell’idolatria dalla terra e la distruzione completa di tutti i falsi dei [vale a dire, smascherando l’illusione che esistano altri poteri indipendenti da Te]. Il mondo sarà allora rettificato [e raggiungerà la sua perfezione] sotto la sovranità di Shadai [il modo della Divina Provvidenza che Tu utilizzi per sostenere tutta la creazione].”[2]
La prima fonte contenente un riferimento specifico ai Lamedvavnik è il Talmud di Babilonia, una volta tramandato in forma orale, messo per iscritto in seguito alle guerre contro i romani e alla conseguente diaspora, per evitare che la sua tradizione andasse perduta. In esso si legge: «Ci sono almeno 36 uomini giusti (Tzaddikim) in ogni generazione che manifestano di contenere la Shechina (Presenza Divina). È scritto, felici coloro che attendono il Suo arrivo» (Abaye, IV sec., Talmud – Mas. Sanhedrin 97b)
Chi è il giusto per la religione ebraica?
Il Libro dei Proverbi dice: “Lo Tzaddik è il fondamento (y essod ) del mondo”
Nel Tanakh, la parola tzaddik appare in particolare in Genesi 18:25, quando Abramo cerca di salvare i giusti a Sodoma e Gomorra.
Giusti quindi sono quegli individui nascosti che sono il fondamento del mondo, lo sostengono e lo salvano. In ciascuna generazione esisterebbero un certo numero di Giusti pari per dignità ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Il profeta Ezechiele annoverava tra i Giusti, assieme a Daniele e Giobbe, anche Noè: colui che salvò dall’estinzione il mondo, portando nella sua Arca, indistintamente, tutti gli animali (quelli buoni come quelli cattivi). I Giusti spesso sono inconsapevoli di esserlo, oppure se ne stanno nascosti, mascherandosi in tutti i modi, a volte in modo contraddittorio. Del resto, secondo la tradizione, un Giusto nascosto muore nel momento in cui viene scoperto. Nel movimento hassidico, lo Zaddik (il Giusto) era un capo carismatico, un grande maestro cui si attribuivano anche poteri sovrannaturali.
La prima fonte contenente un riferimento specifico ai Lamedvavnik è il Talmud di Babilonia, una volta tramandato in forma orale, messo per iscritto in seguito alle guerre contro i romani e alla conseguente diaspora, per evitare che la sua tradizione andasse perduta. In esso si legge: «Ci sono almeno 36 uomini giusti (Tzaddikim) in ogni generazione che manifestano di contenere la Shechina (Presenza Divina). È scritto, felici coloro che attendono il Suo arrivo» (Abaye, IV sec., Talmud – Mas. Sanhedrin 97b)
“Nello Zohar è scritto che gli Zaddiqim anche morti sono [come] vivi(cfr Mosè e Re David) ed i malvagi, anche in vita, sono come morti.”il Baal Shem Tove lo Ohr ha-Chaim, Shneur Zalman di Liadi asserì nel nome dello Zohar che “Colui che alitò la vita nell’uomo, la espirò da Se Stesso.” Quindi l’anima proviene dall’essenza divina.
Che cosa è il male per un kabbalista ?
Male è denominato in Kabbalah con un’espressione aramaica: Sitra Achra, letteralmente “L’altro lato”. Ed il Male viene da D-o. Lui lo ha concepito e lo ha messo nel mondo come strumento essenziale di autoregolazione omeostatica del sistema e come presenza che a tutti i livelli, in una realtà di tipo dualista come la nostra, ci consente di evidenziare il Sitra HaQedushà, il “Lato Separato e Riservato ad HQBH” = il Bene ed il Sacro, agendo così come fa lo spazio negativo che delimita la figura e la distingue dallo sfondo “così come ed insieme al contorno” dell’immagine stessa. Sull’Albero della Vita il Male è presente. Continuando ad usare la metafora dell’Albero, è una sorta di “pollone” o di ramo secondario che si sviluppa dalla sefirah G’VURAH o GHEBURAH che dir si voglia. Questa è l’ipostasi del Divino (che come tutte le altre sefirot contiene in se TUTTO il divino e NON È una sua parte separata) in cui la Divinità viene a manifestarsi (interamente) attraverso il “filtro” della Forza, della Giustizia, del Rigore, della Capacità di arrestare e contenere, della Severità.
Basta che esista un solo giusto perché il mondo meriti di essere stato creato. Chi è pietoso contro i crudeli finisce con l’essere crudele contro i pietosi. Chi salva una vita, salva il mondo intero. È leone chi è figlio di leone.
L’uomo deve capire che nulla è veramente, ma che tutto è nello stato del divenire e del cambiamento. Nulla sta fermo. Tutto nasce, cresce e muore. Nell’istante stesso in cui una cosa raggiunge il culmine, incomincia a declinare. La legge del ritmo è continuamente in azione. Non c’è una realtà. Non c’è una qualità, una sostanzialità durevole nelle cose.
Non vi è nulla di permanente, tranne il cambiamento. L’uomo deve vedere tutte le cose evolversi da altre cose e risolversi in altre cose, in una costante azione o reazione, influsso o efflusso, costruzione o demolizione, creazione o distruzione, nascita e crescita e morte. Nulla è reale, e nulla dura: tutto cambia.
Cabala, seppur storicamente ebraica, legata quindi ai mille misteri della lingua ebraica e alle scritture sacre ebraiche, non è propriamente ebraica, perché la Cabala universale opera con tutte le lingue antiche e moderne e con tutte le scritture sacre di ogni tradizione. La Cabala ebraica, seppur potente, è solo ombra e figura di ben altra Cabala. Si riceve solo al fine di divenire uno con Dio, si riceve per istaurare l’immagine e somiglianza con Dio, altrimenti la Cabala è solo speculazione metafisica o esercitazione esoterica.
(Mike Plato)
attraverso le nove sfere sino alla Terra, dove viene imprigionata in un corpo umano. L’anima desidera ardentemente riunirsi a Dio, e potrà soddisfare la sua aspirazione solo risalendo attraverso le sfere sino al cielo. Ma ogni sfera è guardata da un ordine di angeli che cercheranno di respingere chi sale, e le sfere inferiori brulicano di legioni di diavoli pronti a intrappolare le anime ignoranti o incaute. Anche se l’anima riuscisse a negoziare con successo il suo passaggio con questi ultimi, i Guardiani delle sfere cercherebbero di rimandarla indietro. Solo gli iniziati alle tradizioni segrete conoscono le “parole di passo” che faranno aprire dai Guardiani le porte successive della sua ascesa verso Dio. Il processo della Cabala è una ricerca di Dio, ma pu…
Noi viviamo nell’Olam HaAsiyah ma quando preghiamo e studiamo la Torah, riusciamo a sperimentare un po’ della luce dei mondi superiori di Yetzirah, Beriah e Atzilut, pur vivendo quaggiù.
La torah è un insegnamento fondamentale per l’ebraismo che è stato scritto e narrato da Dio a Mosè, un profeta. Essa si raccontasia stata realizzata molto prima della nascita dell’universo e infatti, venne usata come matrice per la creazione.
Infatti proprio la parola Torah in ebraico deriva dalla radice ירה , che nella coniugazione hif’il significa appunto guidare, insegnare, ciò che rappresenta per gli ebrei la Torah.
Ci è stato anche promesso che, nel momento in cui Hashem lo deciderà, il nostro mondo inferiore sarà completamente infuso dall’Alto con la luce dell’Olam HaYetzirah. Successivamente,sia l’Olam HaAsiyah che l’Olam HaYetzirah verranno infusi con la luce dell’Olam HaBeriah. Alla fine, tutto ritornerà al livello dell’Olam HaAtzilut.
E’ scritto nel Talmud di Babilonia: “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Oggi c’è chi penserebbe che non ne vale la pena. Che il rischio è troppo alto e che in una guerra la violenza non risparmia nessuno. Durante la Seconda Guerra Mondiale sono morti più di 5 milioni di ebrei.
Gli ebrei sono stati nella storia vittime di persecuzioni e discriminazioni e hanno dovuto fare i conti con la crudeltà dell’ essere umano. Infatti, l’ antisemitismo è già ben radicato nella storia, già dall’ antica Grecia per poi passare ai romani, culminato con l’epoca moderna con il fenomeno della Shoah. Il razzismo deriva dall’ ignoranza e consiste nell’etichettare una categoria sociale sulla base di stereotipi socialmente condivisi dalla popolazione e universalmente accettati infatti, in questo senso gli ebrei sono sempre stati catalogati come emarginati da ogni culturache si credeva superiore a loro.
Anche oggi, continuano queste discriminazioni nei loro confronti e non sembrano cessare, nonostante tutto ciò che ha passato la nostra società e ciò che è stato raccontato durante la Seconda Guerra Mondiale che è costata la morte di 6 milioni di ebrei.
Le dittature continuano ancora oggi, ci sono ancora molti paesi,che stanno vivendo all’interno del loro territorio una forma di manipolazione, dove non esiste alcuna libertà. Come la storia del razzismo e della discriminazione, anche la storia delle dittature è da sempre ben radicata nella nostra società.
Nella dittatura il leader è solitamente un capo carismatico, che accentra su di se tutti i poteri, riuscendo attraverso la forza a imporsi verso la società, che si trova schiacciata dalle sue idee e in questo senso non riesce a liberarsi dai suoi pensieri e dalle sue manie di grandezza, nei quali si trova a essere “intrappolata”.
Occorre fare molta attenzione al fenomeno delle discriminazione, il quale deve essere estirpato e combattuto, cercando di insegnare alle persone che non esistono persone superiori alle altre e che l’universalità è un pregio che deve essere coltivato, accettando il diverso e non prevaricando mai sugli altri.
L’Assemblea dei Rabbini d’Italia, di fronte al drammatico evolversi del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, che già tanta sofferenza sta provocando, invita i Rabbanim e le Comunità a recitare al termine della tefillah di minchah i Salmi 120, 121, 130, invocando il Signore, affinché preservi le popolazioni coinvolte da ulteriori sciagure e ispiri consigli di pace agli uomini, particolarmente ai governanti delle nazioni.
Si realizzi presto la profezia “Nessun popolo leverà più la spada contro l’altro e non impareranno più la guerra (Isaia 2,4)