Intervista al Segretario Generale Prof. Corrado Maria Daclon
di Elvio Bordignon e Margherita Chiara Immordino Tedesco
La Fondazione Italia USA nasce per testimoniare l’amicizia tra i cittadini italiani e statunitensi. Da tempo Italia e Stati Uniti d’America si scambiano cultura, beni materiali, influenze, tradizioni così da poter affermare che senza l’apporto dell’uno, l’altro sarebbe diverso da com’è e viceversa. Descrivere quindi le relazioni tra i due Paesi è molto affascinante ma al contempo difficile: ogni nazione infatti muta, ogni popolo cresce ed evolve e i rapporti reciproci sono sempre lo specchio dello spirito del tempo. Oggi, per il fatto stesso che Stati Uniti e Italia sono legate da ottime relazioni, è più che mai utile un’istituzione che veicoli, migliori e approfondisca in Italia la cultura americana nelle sue mille sfaccettature. Per questo, è nata una fondazione che intende svolgere un ruolo pubblico con carattere apartitico al di qua e al di là dell’Atlantico.
La Fondazione opera grazie unicamente ed esclusivamente al sostegno dei soci in quanto, per scelta e a tutela della propria totale indipendenza, non riceve alcuna forma di contributi, sussidi o sovvenzioni, neppure nella forma di incarichi professionali da alcuna istituzione o ente pubblico, governativo o locale, né sponsorizzazioni o pubblicità da parte di aziende. Questo garantisce la libertà e l’autonomia della Fondazione a cui aderiscono decine tra le più alte personalità del mondo politico, diplomatico, giornalistico e culturale del nostro Paese. La Fondazione, che ha sede a Roma, organizza ogni anno alla Camera dei Deputati il Premio America, un riconoscimento di alto valore civile e istituzionale destinato a personalità di chiara fama che rappresenta la più prestigiosa onorificenza per l’amicizia tra Italia e Stati Uniti. Il Professor Corrado Maria Daclon, docente di geopolitica, saggista, consulente di numerose istituzioni nazionali ed internazionali è il fondatore e Segretario Generale della Fondazione Italia USA e sarà protagonista dell’intervista a seguire. La Fondazione, come si può evincere anche dal sito web (www.italiausa.org), è molto presente con diverse attività tra le quali anche un Master in Global marketing comunicazione & made in Italy organizzato per favorire l’internazionalizzazione dei giovani verso gli Stati Uniti (la Fondazione eroga ogni anno mille borse di studio destinate a neolaureati meritevoli che desiderano conseguire tale master e la cerimonia di conferimento dei diplomi avviene presso la Camera dei Deputati. La Fondazione è anche membro del programma delle Nazioni Unite “United Nations Academic Impact”, il prestigioso Premio America sopra citato e vari eventi quali conferenze e meeting presso la Camera dei Deputati. A tutto questo, partecipano anche molte personalità importanti che fanno capo a diversi mondi in particolare della politica, economia, università e ricerca, giornalismo, spettacolo, sport. Il settore educativo e accademico del Fondazione invece segue un attivo coordinamento con le numerose università americane presenti in Italia tra cui la John Cabot University e la Loyola University Chicago con le quali vengono realizzate iniziative di stage e conferenze. La Fondazione in passato ha collaborato con Sky TG24 alla realizzazione della trasmissione televisiva “America 2008” condotta dal giornalista oggi deputato Emilio Carelli e dedicata alle elezioni presidenziali del 2008 negli Stati Uniti d’America (al termine del suo mandato il Presidente Barack Obama ha indirizzato al Segretario Generale della Fondazione Italia USA una lettera di sentito ringraziamento per il sostegno profuso sin dalla sua campagna elettorale nel 2008 fino a tutti gli anni della sua amministrazione alla Casa Bianca). Dal 2012 le Elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono state inserite nelle rubriche web “Elezioni USA 2012”, “Elezioni USA 2016” e “Elezioni USA 2020” curate dal Presidente Onorario Mauro della Porta Raffo. Inoltre la Fondazione, insieme all’editore Alberto Gaffi, ha pubblicato la prima traduzione italiana autorizzata del saggio politico di John Fitzgerald Kennedy “Ritratti del coraggio”, Premio Pulitzer nel 1957, e una biografia di Filippo Mazzei l’italiano che ha incontrato e conosciuto alcuni tra i primi presidenti americani. La Fondazione Italia USA ha collaborato anche con l’ANCI per l’organizzazione di un premio annuale destinato ai Comuni italiani che per particolari requisiti possono qualificarsi come amici degli Stati Uniti. La Fondazione, infine, cura numerose iniziative, relazioni ed eventi tra Italia e Stati Uniti d’America come ad esempio incontri periodici tra parlamentari italiani e americani per confrontarsi sulle legislazioni (svolgendo queste attività anche in collaborazione con diverse organizzazioni operanti negli USA, tra le quali in particolare l’American Legislative Exchange Council). Ha realizzato inoltre, insieme a Eurispes, una serie di rapporti e sondaggi periodici sulla realtà sociale degli Stati Uniti fornendo delle informazioni utili e sempre aggiornate. Il Professore Daclon ci ha dato la possibilità di saperne qualcosa di più.
Ho letto che Lei qualche anno fa ha dichiarato: “Dispiace notare come le battaglie per la qualità italiana in settori come le scarpe vengano combattute con fermezza e determinazione, ma che lo stesso non accada per altre risorse più strategiche come l’università e la ricerca.” Oggi a che punto siamo, è un po’ migliorata la situazione e se sì come?
In parte è migliorata, ed è anche mutata. Oggi per esempio vi è una più forte attenzione verso l’agroalimentare, attenzione non presente in passato. Ciò è dovuto alle crescenti contraffazioni soprattutto dal mercato cinese, che portano sul palcoscenico mondiale falsi prodotti che un consumatore non attento potrebbe scambiare per gli originali italiani. Questo avviene molto per esempio proprio negli USA. Oggi, a vent’anni di distanza, direi che le battaglie per la qualità italiana vengono combattute, più che per le scarpe, per il parmigiano e l’olio di oliva.
Battaglie sacrosante, beninteso. Ma la stessa attenzione dovrebbe essere destinata all’università e in generale alla formazione, e duole constatare che purtroppo in questo ambito abbiamo ancora molta strada da fare, e molta distanza ci separa dai modelli vincenti di altri Paesi.
Sostenibilità e clima. Come vede impegnata la Fondazione Italia USA di fronte le ultime annose vicende che hanno coinvolto la foresta Amazzonica, i ghiacciai dell’Artico, le manifestazioni del FFF (Fridays For Future) e il recente summit di New York? In questo senso la Fondazione è in prima linea per la sensibilizzazione di un rinnovamento?
Pur consapevoli di queste forti problematiche, la Fondazione da statuto ha come missione unicamente ed esclusivamente far conoscere l’America agli italiani. Non ci occupiamo di tematiche sociali o globali, che allargherebbero il quadro ad un approccio planetario troppo ampio.
I flussi migratori stanno diventando sempre più numerosi e complessi da capire e da gestire. Quelli che riguardano l’Italia in particolare provengono per la maggior parte dalla vasta area nordafricana. Personalmente non mi piace molto sentir parlare di ‘ricette’ di fronte a fenomeni così delicati e in continua evoluzione. Piuttosto, lei pensa che in un futuro prossimo governato principalmente dalla tecnologia si attueranno per lo più politiche di condivisione e aggregazione soprattutto da parte dell’Unione Europea? La Fondazione Italia USA si farà promotrice?
Per quello che le dicevo prima, la Fondazione non si occupa, né da statuto può occuparsi, di temi che non afferiscano direttamente e nello specifico alla promozione della cultura americana in Italia. Non è il nostro compito.
A titolo personale però posso dirle, dal profilo geopolitico, che i problemi maggiori verranno nei prossimi decenni non tanto dall’immigrazione ma dalla profonda conversione della società e del mondo del lavoro. Il problema del futuro non sarà dato dal fatto che molte persone delle società industrializzate avranno difficoltà a trovare un posto di lavoro. Il problema sarà piuttosto che il lavoro stesso non esisterà più, buona parte dei posti di lavoro come li intendiamo oggi semplicemente non esisteranno più.
Per fare un esempio, entro 5 o al massimo 10 anni scompariranno le banche tradizionali. Lo stesso accadrà con le assicurazioni. Ma anche chi si occupa di pubblicità. Cosa farà tutto l’enorme mercato collegato alla pubblicità se già ora con Google veniamo profilati e ci vengono proposti prodotti e servizi su misura? In futuro la pubblicità sarà semplicemente un algoritmo di Google che offre e colloca i prodotti. E potremmo continuare a lungo, per esempio nell’ambito dell’automazione in medicina o in agricoltura. E poi postini, le cassiere dei supermercati, le agenzie di viaggi, tutte professioni a rapidissima e annunciata estinzione.
I conflitti armati che ancora sopravviveranno, saranno gestiti da un tecnico dietro a un desktop in Virginia, che controllerà droni e apparati offensivi tecnologici a 8000 chilometri di distanza, non certo più con eserciti sul campo e tanto di approvvigionamenti logistici, trasporti di truppe, tutte cose del passato che già adesso stanno scomparendo.
La robotica e l’intelligenza artificiale cambieranno il mondo nel giro di un paio di decenni e i governi dovranno farsi sempre più carico di masse enormi di persone non utilizzabili e non impiegabili in quelle che saranno le pochissime, sofisticate ed elitarie posizioni professionali. Centinaia di milioni di persone inoccupate e anche inoccupabili. Questa sarà la vera crisi sociale globale, la vera esplosione geopolitica da gestire da qui a qualche decennio, al confronto della quale l’immigrazione è un fenomeno assolutamente inconsistente.
Siamo quasi alla fine del decennio e da qualche mese leggo da fonti americane che si sta paventando all’orizzonte una nuova possibile recessione economica. Se ciò dovesse accadere per l’Italia non sarà facile affrontare un tale evento dopo quello occorso dieci anni fa. La Fondazione Italia USA, godendo di un rapporto importante con gli USA, ha qualche informazione generale da dare in merito o prezioso suggerimento?
Purtroppo, nonostante il nostro rapporto con gli USA sia solido e consolidato, non disponiamo di informazioni diverse da quelle reperibili pubblicamente e tramite l’informazione. Molte volte analisi analoghe si sono rivelate inefficaci, o comunque non ben inquadrate temporalmente. L’auspicio è che anche questa volta il pessimismo possa lasciare strada ad una stabilità dell’economia. I mercati hanno regole così complesse e fragili che è davvero difficile, anche per i più grandi economisti, fare delle previsioni precise.
È stato da poco consegnato il Premio America 2019 a dieci personalità che si sono contraddistinte ognuna nel loro campo per avere favorito con le loro opere i rapporti fra Unione Europea e Stati Uniti d’America. Rispetto il passato le relazioni stanno aumentando, si stanno diversificando e si stanno facendo sempre più solide? In proposito, può fare anche un esempio di nuovo tipo di relazione creatasi e che prima non c’era? Esempio, le Startup.
Le relazioni sono sempre state molto solide, certamente nel tempo si differenziano. Vi è oggi più osmosi tra le due coste dell’Atlantico in tanti settori come il giornalismo, la cultura, ma anche le imprese.
Se fosse ancora vivo certamente Sergio Marchionne meriterebbe il Premio America per la fusione tra Fiat e Chrysler, impensabile fino a pochi anni or sono per quello che rappresentavano i due colossi automobilistici. Anche questo è un paradigma dei cambiamenti e della crescita dei legami di collaborazione.
Oltre il Premio America e il Master, quali sono le più importanti e prossime iniziative della Fondazione Italia USA?
Le iniziative sono sempre molte: incontri bilaterali, visite di studio, seminari di approfondimento e tanto altro. Diciamo che, riguardo il Master, cerchiamo di assicurarci la continuità nell’attribuire ogni anno le nostre 1000 borse di studio ai migliori studenti italiani meritevoli. È per noi un grande sforzo in termini di risorse umane ed economiche, che continua da cinque anni. Ma vediamo gli ottimi risultati. Moltissimi dei nostri studenti ora sono all’estero e lavorano in importanti realtà, altri ci scrivono che sono riusciti a realizzare progetti ed iniziative professionali o hanno trovato una collocazione in importanti imprese. Ecco, questa per noi è la soddisfazione più significativa, la prova che abbiamo scommesso sul talento e sulla passione dei giovani e abbiamo vinto. Continueremo ad impegnarci per i giovani, perché è da loro che passa il futuro.